E'arrivato un pappagallo...

La sua storia con noi iniziò il 25 Dicembre 2012, quando lo trovai sotto l'albero di Natale; non sapevo nemmeno che specie di pappagallo fosse, niente delle sue esigenze, dei suoi bisogni. Avevo avuto un altro amico pennuto da piccola, per un'estate circa, un pappagallo amazzone di trent'anni di nome Pietro che non volava perché era sempre stato attaccato ad una catena. Lo tenemmo durante le vacanze estive dei proprietari, lo liberammo e si divertì un sacco con noi. Era un pappagallo da compagnia molto timido e riservato, imparò a fare il verso del gatto e poco dopo, quando lo restituimmo ai suoi proprietari, morì improvvisamente.

Adesso, invece, avevo davanti un cucciolo di pappagallo tutto mio, una piccola palla di piume scure, impaurito e stordito per il viaggio. Arrivava da un allevamento di pappagalli in provincia di Vicenza e aveva a malapena due mesi. Comprammo subito una gabbia per pappagalli, con dei posatoi in plastica e delle mangiatoie antispreco consigliate dal venditore. Eravamo convinti che fosse spaziosa e adatta a lui. Le sue prime uscite furono spaventose: si schiantò contro la finestra, e poi contro il muro. 

A 3 mesi già parlava ma l'alimentazione era un disastro; mangiava solo il classico mangime per pappagalli, tanti semi di girasole, e della banana frullata . Sembrava sempre affamato, ed effettivamente lo era. Trascorreva molte ore fuori dalla gabbia ad osservarci con diffidenza. Ben presto iniziarono gli attacchi e le beccate, alle orecchie, alle mani. I mesi passavano e la situazione peggiorava. Pensavo ignorantemente che fossero solo antipatie ma non mi preoccupai perché stavo per andare a convivere e pensavo che il problema si sarebbe presto risolto allontanandolo dalle persone che pensavo gli stessero antipatiche.

E invece nella casa nuova la situazione peggiorò ulteriormente. Gli attacchi si fecero sempre più frequenti, stava spesso in testa o nella spalla e morsicava le orecchie, la diffidenza verso il mio compagno, inoltre, era alle stelle. Pippo non voleva stare in gabbia: farlo rientrare era molto difficoltoso e quando era fuori passava il tempo a non far nulla; aveva paura di tutto, anche dei classici giochi per pappagalli che smisi di comprare perché lo terrorizzavano. Era neofobico, tutto ciò che era nuovo lo spaventava al punto da non voler tornare in gabbia. Insomma, Pippo non era di certo un animale felice e non capivo perché. Un animale statico, annoiato, completamente assente, che non riuscivo assolutamente a decifrare. Comprai alcuni libri sui pappagalli ma, a parte alcune nozioni, non trovai niente che faceva a caso mio. Così cercai un veterinario, il quale mi disse, dopo una visita superficiale, che stava bene e che era un bell'esemplare. 

Ma allora perché non mangiava? Perché non si muoveva? Perché ci beccava?


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